CASIMIRO FABBRI

Da: Fiera Letteraria, Cronache di poesia

Domenica 4 febbraio 1962

 

 

ANNA MALFAIERA

 

RARE volte capita al lettore di poesia di imbattersi in una sorpresa. Nelle molte e persino troppe raccoltine che si stampano in formato tascabile o normale, egli cerca sempre un vero poeta. Ma è come pescare la propria sorte nel romantico sfogliare dei petali di una margherita.

Anche se il desiderio del lettore provveduto si riaccende di continuo, solo qualche rara volta ha ragione di compiacersene. Quando ciò avviene interviene la sensazione quasi di un miracolo. Si sta con il libro tra le mani a gustarlo, si riapre e si richiude di nuovo si rilegge da capo a fondo. Il libro poi si ripone come per volerlo richiamare con la mente. Ci si perde il tempo per riprenderlo e parlarne. Scriverne dopo che si è approfondito, come si merita. Cosi passano i giorni e forse qualche mese, per un timore di non riuscire a esporne il contenuto, per non tradire il nostro godimento.

Tutto ciò mi è accaduto come solo rare volte ma anche per poeti noti, per un libretto tascabile. L’autore, anzi l’autrice: Anna Malfaiera. Non credo si tratti di uno pseudonimo se in una spoglia nota si dice che è nata a Fabriano e che ha studiato presso il Magistero di Urbino. Prima di ora non ha pubblicato che su qualche rivista, due in tutto, compresa “La Fiera”.

Alla sorpresa data dalla nuova poetessa va congiunta pure quella (ed è maggiore) data dall’editore di “Fermo balcone” , Rebellato. Troppi libretti editi da lui ci passano tra le mani senza lasciarci qualche memoria. Ora è avvenuto anche per lui il fatto straordinario.

Senza alcuna baldanzosa pretesa alla Malfaiera è uscito dalle mani un poemetto. Esso ha una sua spontanea struttura in un tracciato lirico, posto da una tessitura di canto, da un volo fermo e contemporaneamente mobile della sua anima. La quale acquista una sua vitalità poetica nel tono di tre voci: il Tempo in senso assoluto, quale unico dominatore della vita dell’uomo, e in senso particolare nel variare delle stagioni. La Terra egualmente in senso assoluto di mondo e in senso particolare del proprio paese, il nativo. Il poeta nel senso di interprete della vita dell’uomo ed in particolare della sua origine ed esistenza. Ognuna di queste voci si congiunge all’altra in una alternanza vicendevole, nella quale ognuna si fissa e determina. sotterranea e palese. Nessun dialogo, nessuna strofa divide i momenti delle tre voci. Una succede all’altra in un moto naturale, in espressioni che si continuano internamente, con passaggi e attacchi che, più che rapidi son veloci. A volte avviene che la espressione voglia essere stringata allora il poeta si fa ermeticamente allusivo. Ciò si nota specialmente nelle prime pagine, dove l’assunto non ha ricevuto sempre una sua forma decisa.

Le parti, tre, del poemetto sono il solco di tutto il suo sentimento, che vi scorre, si posa poi ribalta via. Remote da esse le origini dell’ermetismo. Le sue qualità sono così ferme e chiare, che nessun appoggio ad esso si scopre. E’ chiara la concisione, che è arte antica, universale, non a scapito dell’espressione. Una concisione che nel suo sorgere potrebbe rivelare un che di civettuolo, proprio di una reazione sentimentale della donna. Ma anche questa nota è dominata a dovere, prima lanciata poi trattenuta, castigata, purificata dal discorso.

Questi caratteri distinguono il canto della Malfaiera da qualsiasi altro. Perché il discorso è temperato nei suoi limiti di vita e di spirito. privo di fronzoli femninili o di inpennature. Ha un suo segreto che deriva unicamente da chi ha dentro di se un proprio mondo, piccolo o grande, ma sempre urgente, premente verso lo esterno. E ciò costituisce il motivo predominante della sua vocazione, della sua comunicazione.

La poesia non si fa con dei motivi, occorre un crisma, che è personalità, dato dal linguaggio.

E’ proprio questo, con la sua docilità e la sua pieghevolezza, che rende nella Malfaiera un interesse.

La Malfaiera , esprime una creatura che vive solo nella natura: le stagioni, i campi, gli alberi, gli uccelli , i frutti , i raccolti e altro , con i loro gusti, i loro canti , colori , odori, la invadono , la fanno viva. E’ così forte questa sua vocazione, che dice: « Mi diserta la vita degli affetti ».

 

 

CASIMIRO FABBRI