Campanotto Editore (Rivista ZETA)

Via Nichelini, 1

33100 Udine

13/11/1984

  

 

Caro Editore,

ho ricevuto a suo tempo l’invito a partecipare al numero monografico della rivista “Zeta”.

Fatti vari mi hanno impedito di inviare prima la mia adesione. Pienotti mi ha informato che la rivista è ancora in fase di elaborazione e che quindi il mio materiale può ancora essere accettato. A questo unisco la mia recente pubblicazione con la speranza che sia gradita.

Cordiali saluti

 

 

Nota

 

Ho scelto poesie da “Lo stato d’emergenza” (edito nel 1971 da “La Nuova Foglio” – Macerata – con disegni di Valeriano Trebbiani) perché riconosco in esse la possibilità di interpretare a più livelli la mia ricerca letteraria:

 

a livello culturale poiché tiene conto delle esperienze precedenti e contemporanee

 

a livello psicanalitico nel domandarsi in quanto l’”io” presente è costretto ad esserci anche se condizionato dai fatti esterni; esso s’interroga, dialoga con se stesso e con l’altro (tu) come conseguenza proprio del suo esserci

 

a livello ideologico nel domandarsi, senza poterlo precisare, il senso e la funzione della sua ricerca. Nel suo delinearsi mi sembrano evidenti le ragioni di una scelta ideologica presenti sia nella sfera individuale che in quella collettiva (noi).

 

Ritengo che l’organizzazione del materiale, espressa nel verso esteso, senza punteggiatura, in una scrittura compatta, incalzante nel suo procedere, mostri il suo bisogno di esprimersi in durezza, senza alternative, senza compiacenze, rifiutando metafore, finzioni, espressioni immaginative per configurarsi in una dimensione non banale.

  

 

Nota

Roma 11/11/1984

 

Ho scelto poesie da “Lo stato d’emergenza” (edito nel 1971 da “La Nuova Foglio” – Macerata – con disegni di Valeriano Trebbiani) perché in questo testo mi sembra di riconoscere l’avvio ad interpretare a più livelli la mia ricerca letteraria:

 

1) a livello culturale poiché tiene essa conto delle esperienze precedenti e contemporanee.

Antiche e nuove forme si intrecciano; sono tante ed imprevedibili le capacitò di contatto delle realtà linguistiche esistenti;

 

2) a livello psicanalitico in quanto l’”io” presente è costretto ad esserci motivato e condizionato dai fatti esterni. Esso s’interroga, dialoga con sé e con l’altro (tu) come conseguenza proprio del suo esserci;

 

3) a livello ideologico nel domandarsi, senza poterli precisare, il senso e la funzione della sua ricerca. Nel suo delinearsi mi sembrano evidenti le ragioni, pur in contraddizioni e dubbiose, di una scelta ideologica nel rapporto io – società – mondo, evidente sia nella sfera individuale che in quella collettiva (noi).

 

Non credo al “nuovo” presente se non come pensiero che si fa, si modifica, si articola utilizzando tutte le tensioni per immettersi in un linguaggio che accerta e trasmette quanto sente. Definire “nuovo” un testo poetico è considerarlo concluso, annullando l’atto del fare, della sperimentazione.

  

E’ proprio nel fare, mai definito e definitivo, che organizzo il mio materiale scegliendo parole che non coincidono con scelte tradizionali; compongo un verso esteso, senza punteggiatura, una scrittura compatta, incalzante nel suo procedere, rifiutando metafore, finzioni, espressioni immaginative per configurarsi in una dimensione non banale.