PER UN' IPOTESI DI SCRITTURA MATERIALISTICA

(tra allegorie e contraddizione)

  

Una poesia disseminata e compatta: Anna Malfaiera

 

Anna Malfaiera tratta il soggetto secondo un’ottica duplice, al tempo stesso disseminata e compatta.

 

Da una parte si affida al distanziamento, dall’altra alla decostruzione straniata.

 

L’ego soggettivo (e protagonista), il vissuto che alimentano costantemente i testi della poetessa marchigiana non sono mai resi celebrativamente, in termini immediati e spontaneistici, lirico-domestici o lirico-enfatici, ma pressoché sempre raggelati, direi solidificati entro una sorta di meccanismo durissimo, di gabbia ferrea e petrosa. Anche sul piano del disegno spaziale e formale sulla pagina tendono a configurarsi come piccoli fortilizi molto catafratti.

 

Il verso lungo della Malfaiera è un verso discorsivo e spesso nutrito di pòlemos proprio nei confronti di quel pathos che preme all’interno dei suoi munitissimi valli.

 

Un verso lungo, tutto franto dentro, nelle sue salde giunture, nei suoi nervi tesi, che non concede un’unghia all’elegia o al sentimentalismo e invece riafferma una passione contratta delimitandone i confini con grande energia espressiva.

 

Si potrebbe così dire che Anna Malfaiera usa in senso filosofico la propria soggettività.

 

Ne prende appunto le distanze, come poco fa dicevo, la blocca in una sorta di scafandro sintattico arduo e strenuo, che genera una fortissima drammaticità interna al suo discorso contraddicendone sistematicamente le premesse logiche.

 

Non c’è quindi un grido nella Malfaiera, ma piuttosto una sequenza di urli soffocati, di invettive sorde, di violenza fatte molto spesso anche contro se stessa.

 

Mai un’esplosione in termini clamorosi, mai un apice che s’impenni violentemente, ma una lunga, faticosa e ardente tenuta di tono basso, come se le pulsioni robuste della psiche dovessero essere sempre frenate o mantenute al guinzaglio da una logica stringente e paradossale, che è la caratteristica più rilevante di questa poetessa di linea per così dire neoleopardiana, se mi si passa il termine.

 

Questo processo problematico è visibile soprattutto a partire da un libro come Il vantaggio privato del 1970 e Lo stato d’emergenza del 1971; e, in termini e modi di autentica originalità espressiva, dai testi raccolti in un libro come Verso l’imperfetto, uscito nel 1984 e prefato con molta adesione da Alfredo Giuliani.

 

                                                                                                                 Mario Lunetta

 

 

da "COLLOQUI SULLA POESIA" a cura di ISABELLA VICENTINI

ED. RAI-TORINO-GENNAIO 1991